Navalny accusa il servizio penitenziario russo.

Gli ha chiesto di presentarsi dinanzi al giudice di sorveglianza, pena il carcere.

GP

Il dissidente russo Alexiei Navalny ha reso noto che il servizio penitenziario russo ha chiesto ad un tribunale di incarcerarlo per violazione dei termini della sospensione condizionale della pena, concessagli per una condanna a tre anni e mezzo alla fine del 2014.

A Navalny, che si trova in Germania dopo aver ottenuto a fatica il trasferimento dall’ospedale siberiano che lo curò inizialmente e non riscontrò sintomi di avvelenamento, poi certificati dall’ospedale tedesco che lo accolse, è arrivata l’ingiunzione russa.

Angela Merkel fu categorica nell’accusare Putin di aver tentato attraverso un omicidio di liberarsi del fastidioso oppositore. I rapporti con la Germania, che espulse diversi diplomatici russi, sospettati di spionaggio, non si si sono mai sufficientemente ricuciti.

La burocrazia è una piaga dappertutto nel mondo, in Italia la causa principale di provocare la fuga degli investitori esteri e finanche di imprese italiane che migrano all’estero esasperate dalle vessazioni burocratiche. Ma i burocrati nei Paesi dittatoriali, e che Putin sia un dittatore non ci piove, sono una razza del tutto superiore, al top della stupidità universale. Non è inspiegabile, anzi, di facile intuizione. Quando si ha paura di sbagliare, e si temono conseguenze disastrose per se e la famiglia, si finisce inevitabilmente per commettere errori marchiani e arrecare danni ai propri “padroni” (i politici al potere).

Il mondo sa che Navalny fu avvelenato, con sostanze in possesso dei servizi segreti russi, e ciò che maggiormente prova, senza ombra di dubbio, sia stato un tentativo d’omicidio di Stato ai massimi livelli, sono le conclusioni dei sanitari siberiani che non ne trovarono tracce e consegnarono Navalny alla Germania solo quando furono erroneamente sicuri che il decorso del tempo aveva cancellato ogni traccia del misfatto. Non andò così, perchè i medici tedeschi disponevano di diagnostiche progredite, ignote ai sovietici.

Oggi per un occidentale è assolutamente inspiegabile il comportamento del sevizio penitenziario russo. Invitare un soggetto a presentarsi dinanzi ad un giudice di sorveglianza russo, dopo che in Russia è stato avvelenato dal regime, minacciando la carcerazione in caso di inadempimento ,è già una colossale idiozia. Si risveglia l’attenzione del mondo sulle nefandezze del regine russo e dello stesso Putin. Cui prodest? La domanda viene spontanea, ma arrivare a condannarlo per infrazione ai benefici della sospensione della pena per una condanna del 2014 a tre anni e mezzo, quindi abbondantemente scaduta ed estinta in qualsiasi Paese civile ci mostra una catena di comportamenti assurdi quanto autolesionisti per il Paese.

Abbiamo premesso, per un occidentale, ovvero per chi vive in un regime democratico che non sarà perfetto e, facendo comunque parte del mondo, vede spesso e volentieri il ricco e potente prevalere, grazie ai suoi mezzi, sul povero cittadino comune, ma comunque sa che certe ingiustizie manifeste si portano dietro un’ondata di sdegno e devastazione dell’immagine del prepotente.

Per chi vive nei regimi totalitari valgono leggi naturali inverse al ragionevole: non conta il risultato, conta far sì che il proprio operato sia gradito al potente ed in quella ricerca spasmodica si creano danni al proprio Paese, senza rendersene minimamente conto. Non ci arriva la sua cultura di suddito prono.

Il mondo va così, che ci volete fare?

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