Liberi professionisti penalizzati dal nuovo decreto

Il decreto “Cura Italia” appena varato dal governo non piace ai liberi professionisti che protestano

Vito Longo

Era noto che le condizioni di partenza avrebbero reso complesso il percorso del nuovo decreto che conteneva le misure per l’assistenza alle famiglie e alle imprese, però alcune scelte lasciano ugualmente perplessi.

Nello stanziamento dei 25 miliardi poco o nulla è stato destinato alla salvaguardia di partite IVA e liberi professionisti, soprattutto, una categoria un po’ troppo spesso bistrattata quando si parla di misure di inclusione e sostegno al reddito.

Il governo, nel decreto “Cura Italia”, pur dovendo trovare un difficile equilibrio nella tutela di un tessuto produttivo molto variegato come quello italiano, ha anche maturato scelte che nei prossimi mesi rischiano di compromettere il dialogo tra politica e rappresentanti di avvocati, ingegneri, architetti, giornalisti, commercialisti e, in generale, di tutte quelle categorie, per ora, escluse dalle previsioni economiche specifiche del decreto.

In buona sostanza il governo ha scelto che a destinare alle varie categorie i soldi stanziati, fino ad esaurimento dei fondi stimati in circa 170 milioni di euro per il 2020 per lavoratori precari e autonomi – fosse l’INPS.

Così concepito, quindi, il provvedimento escluderebbe tutti gli appartenenti agli ordini professionali che oggi versano i contributi previdenziali alle casse diverse dall’INPS: i giornalisti (Inpgi), gli avvocati (cassa forense), i commercialisti (Cndapc) e così via.

È pur vero che, accanto alle misure di sostegno al reddito, sono state varate anche misure di dilazione dei termini di pagamento dei tributi fiscali o di sospensione nei versamenti.

Ma quindi non è previsto nulla per queste categorie?

In realtà no, perché un bonus economico da destinare anche ai liberi professionisti iscritti a casse di previdenza private è stato previsto ed è pari a €300.000.000.

Poco? Probabilmente sì.

Per fare fronte a questa situazione il decreto, allora, introduce anche il c.d. “reddito di ultima istanza”.
A questo stanziamento residuale potranno accedere tutte le categorie sopraelencate sulla base dei requisiti, e con un importo, che verranno stabiliti con decreti successivi – si parla già di un aggiornamento previsto per i primi di Aprile.

Solo i liberi professionisti potranno accedere a questo fondo?

No, visto che al “reddito di ultima istanza” potranno accedere anche i lavoratori dipendenti che, a causa dell’emergenza coronavirus, hanno dovuto ridurre o sospendere la propria attività.

Quelle presentate fin qui, almeno al momento, sono ancora bozze visto che il testo definitivo ancora non c’è.

Al momento attuale, quindi, lo scenario si presenta tutt’altro che chiaro. Le risposte da dare sono ancora tante e sembra che le tante richieste d’aiuto partite dai titolari di partita IVA e dai liberi professionisti, ossia tutti i non iscritti all’INPS, che stanno subendo forse più di altri l’emergenza economica dovuta al coronavirus, siano state evase, se non del tutto, almeno in buona parte.

Non resta che attendere, in definitiva, la versione finale del decreto che verrà pubblicata in gazzetta ufficiale a breve e le disposizioni successive che il governo intenderà assumere, verosimilmente ad inizio del prossimo mese, soprattutto in considerazione di come evolverà la situazione dei contagi.