La sfida della Russia

Putin, stop a gas e petrolio se viene imposto il price cup.
Von der Leyen: “Da Putin solo ricatti”. L’Italia tra le sanzioni e il voto

Giovanna Sellaroli

L’Europa raccoglie quello che semina, la crisi del gas causata da sanzioni alla Russia”, parole fresche di giornata, e a pronunciarle non è stato l’ormai noto Vladimir Putin, ma il Presidente della  Turchia, secondo esercito della Nato, Recep Tayyip Erdogan, quello che ha preso in mano i colloqui di pace tra Russia e Ucraina, il dittatore che solo qualche giorno fa si era proposto di fare da mediatore nel braccio di ferro sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia. La Turchia può assumere un ruolo da facilitatore sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, come è stato fatto per l’accordo sul grano”, si leggeva in un comunicato della presidenza turca.

Qualcosa è cambiato in queste ultime ore. E questo è solo l’inizio, perché il Presidente turco minaccia anche la Grecia: “Potremmo arrivare nella notte all’improvviso”. Una presa di posizione che certamente risente della situazione politica interna alla Turchia; sullo sfondo l’aumento dei prezzi del gas, i migranti e l’inflazione galoppante, più dell’80%. Erdogan, alle prese con una delle elezioni più difficili da quando è al potere, ha bisogno di soldi, ma non solo.

Recep Tayyip Erdogan

Nel Mediterraneo orientale si sta combattendo una battaglia internazionale, per ora silenziosa, per accaparrarsi i giacimenti di gas, al largo di Cipro in particolare, isola sulla quale la Grecia rivendica la priorità contro Ankara.

Negli ultimi giorni un crescendo di tensioni, ha esacerbato la situazione,  Ankara ha accusato Atene di aver violato il suo spazio aereo; Atene sostiene che i suoi soldati sono posizionati per respingere le navi in avvicinamento dalla costa occidentale della Turchia.

Insomma un’altra  grana e un’altra aperta minaccia per il vecchio continente.

Con il conflitto russo ucraino giunto al settimo mese, dopo 197 giorni di guerra, l’Europa annaspa tra i fantasmi di uno scenario novecentesco. E chissà se ha percezione di quanto possa essere profondo l’abisso.

Mentre la neo premier Tory britannica, Liz Truss, nel suo primo discorso alla Camera dei Comuni durante il Question time, in risposta al leader dell’opposizione laburista Stramer, si dice contraria alla tassa sugli extra profitti, sebbene sia in perfetta sintonia sulla volontà di contrastare la spaventosa guerra della Russia, Putin da Vladivostok attacca.

Liz Truss ai Comuni

Il leader del Cremlino alla sessione plenaria del Forum Economico Orientale, Vef, in corso per l’appunto a Vladivostok, il porto russo che si affaccia sul Pacifico, ai confini di Cina e Corea del Nord, tuona contro l’Europa e bacchetta quella che chiama “febbre sanzionatoria” dell’Occidente e il tentativo di “mantenere un vecchio ordine mondiale che è benefico” solo per le potenze occidentali. E minaccia anche l’esportazione di grano: “Valuterò con Erdogan se ridurre il flusso verso l’Europa“. E guardando in particolare alla Cina, la prossima settimana il vertice con Xi Jinping, dice che il futuro del mondo è ormai a est.

E sempre da Vladivostok, niente congratulazioni per la Truss che Putin, in un commento lapidario, bolla come eletta da un’infima minoranza di britannici, un’ascesa resa possibile da “un sistema tutt’altro che rispettoso dei principi democratici”, una scelta che garantisce solo “le elìte dominanti”. Certo detto da lui, se non fosse per drammaticità della situazione, farebbe tanto ridere.

Da parte sua la Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, annuncia come quinta misura tra quelle che l’Ue metterà in campo nel breve termine sull’emergenza energetica, “un price cap al gas russo. L’obiettivo è molto chiaro, dobbiamo tagliare i proventi alla Russia che Putin usa per finanziare la sua atroce guerra in Ucraina“.

Ursula von der Leyen

E aggiunge che non vale più la pena di ascoltare quello che dice il presidente russo  sul fronte dell’energia poiché la Russia non fa altro che “ricattare l’Ue” e questo si vede dal fatto che a diversi Stati membri sono state completamente tagliate le forniture.

Eppure Vladimir Putin è convinto che le sanzioni non avranno l’esito che in molti sperano, perché è “impossibile isolare la Russia, basta guardare la mappa“. Certo, a guardare la mappa, si viene colti da una certa ansia. Ma a tranquillizzarci ci pensa Giuseppe Conte con la sua nuova versione sulla guerra in Ucraina: “Non è vero che Putin non vuole la pace”.

Tornando alle cose serie, l’Ue dunque sembra pronta al price cap sul gas russo, e c’è attesa per il vertice straordinario dei ministri dell’Energia di domani, intanto i prezzi del gas, dal picco del 5 settembre, sono scesi del 30%, sotto i 200euro. Bruxelles darà la scossa al mercato energetico, facilitando l’abbassamento dei costi?

Le pesanti sfide che attendono l’Europa si inserisco in n quadro internazionale particolarmente complesso che vede l’Italia alle prese con le imminenti elezioni politiche in una situazione in cui  il 90% degli italiani è preoccupato per l’arrivo dell’inverno e per le conseguenze sul caro bollette. È quanto emerge dal sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Quorum/YouTrend sul caro energia: molti italiani non sono disposti a ridurre i consumi. Un quarto degli intervistati, per esempio, non intende abbassare i riscaldamenti, una delle misure che il governo pensa di adottare. Insomma, terrore e sgomento per 1 o 2 gradi in meno!

C’è infatti attesa per il Consiglio dei ministri di oggi pomeriggio a Palazzo Chigi, all’esame l’ammontare delle risorse da destinare al nuovo decreto contro il caro energia, per la successiva approvazione da parte del Parlamento. Individuato un extragettito fiscale, ma solo dopo l’autorizzazione delle Aule sull’uso delle maggiori entrate potrà essere varato il decreto.

Vedremo cosa accadrà, intanto è caos al Senato sul decreto aiuti bis, la maggioranza non ha ancora trovato l’intesa sugli emendamenti , chiaro l’ostruzionismo del Movimento 5S al Dl aiuti.

MARIO DRAGHI

Per tornare alla lista dei desideri degli italiani, quello che sappiamo per certo è che sono contrari alle sanzioni, sono freddolosi, ma sono contrari ai rigassificatori (nel mondo ci sono 162 rigassificatori operativi, di cui 35 in Giappone, paese ad alto rischio sismico), e non vogliono le centrali nucleari, i termovalorizzatori, le trivelle, le discariche. E sappiamo che il meridione vuole tenersi stretto il reddito di cittadinanza. Secondo l’Inps i percettori del reddito sono 443 mila al nord, 340 mila al centro e 1,7 milioni al sud; come voto di scambio, non male. E non  intendono rinunciare al superbonus al 110%. Tanto paga lo Stato (che siamo noi, come diceva Totò).

E sappiamo che non sono forti in materia di evasione fiscale, di economia sommersa e lavoro nero. In verità neppure i politici lo sono, tant’è che in nessun programma politico si parla di come affrontare la piaga dell’evasione fiscale. Per l’Agenzia delle Entrate le tasse non riscosse in Italia hanno sfondato il tetto dei 1,100 miliardi di euro.

E abbiamo scoperto anche che siamo un popolo di pacifisti.

Insomma non avremo mica scoperto che gli italiani sono affetti da una forma di onanismo politico? Compiaciuti della propria attività anche se poco produttiva?

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