La dignità, l’arma contro le ipocrisie della società

Il «matrimonio riparatore» e il «delitto d’onore» con Franca Viola le donne ebbero il coraggio di dire: «Mai più»!

Cinzia Montedoro

«Non ho mai avuto paura, non ho mai camminato voltandomi indietro a guardarmi le spalle. Se non hai paura di morire muori una volta sola»

Franca Viola

La storia di Franca Viola ha sicuramente ridisegnato un punto di svolta nella maturazione delle consapevolezze. L’infamia del «delitto d’onore», ma anche del «matrimonio riparatore», in Italia fu cancellata nel 1981, quando il Parlamento abrogò la «rilevanza penale della causa d’onore», una disposizione tremenda, conservatrice ed avvilente, specialmente per le donne che ne erano le prime vittime. 

Il matrimonio riparatore era una soluzione adottata per sistemare una circostanza ritenuta disonorevole per le persone coinvolte, si concepiva come una sorta di risarcimento ma anche di «tutela» della donna che avendo perso l’onore, non sarebbe più potuta essere presa in moglie da nessun altro uomo. Il delitto d’onore era concepito come quella particolare forma di delitto che si perpetra, solitamente in ambito coniugale o, comunque, familiare, affinché una qualche forma d’onore, perduta per un qualsiasi motivo, venga ripristinata agli occhi della collettività. Ma la parola «onore», tanto decantata da una società patriarcale e alquanto maschilista, si è sempre misurata, almeno in tempi non molto lontani, nella dignità sola dell’uomo; valore che ha sfondato il muro dell’ipocrisia, almeno in Italia, grazie ad una Donna che ha vissuto e vomitato in faccia alla società che nessuno è proprietà di nessuno: «Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce».

Queste le parole di Franca Viola. La sua storia: All’età di quindici anni, con il consenso dei genitori, Franca si fidanza con Filippo Melodia, nipote di un noto mafioso locale e membro di una famiglia benestante. Filippo viene accusato di furto e appartenenza a banda mafiosa, il padre di Franca decide di rompere il fidanzamento, dopo un periodo passato in Germania, Franca ritorna in Italia era il giorno di Santo Stefano del 1965, quando il suo ex fidanzato Filippo Melodia, dopo una lunga serie di minacce e intimidazioni, fece irruzione nella sua casa di Alcamo insieme ad altri giovani armati, che devastarono l’appartamento, pestarono a sangue la madre e rapirono Franca. Lei viene tenuta prigioniera prima in un caseggiato isolato e poi in casa della sorella del Melodia. Dopo una settimana abusò di lei. Il 6 gennaio 1966 la polizia rintraccia il rifugio e riesce in maniera rocambolesca a liberare la giovane. Il Melodia viene arrestato con i suoi complici, ed è proprio confidando nel cosiddetto «matrimonio riparatore» che Filippo Melodia ha sequestrato e stuprato Franca, sperando così di costringerla – una volta oltraggiata nell’onore – a sposarlo e stare con lui per sempre. Oltretutto, quel matrimonio imposto alla vittima dello stupro, come prevedeva la legge italiana, scagionava il rapitore una volta sposata la propria vittima.

Franca rifiuta di sposarsi, sceglie di dichiararsi «svergognata» davanti ad un’opinione pubblica. Ed è proprio durante lo storico processo che Franca Viola pronunciò le suddette parole, che furono un eco potentissimo in un Italia ancora troppo bigotta e conformista. Melodia e i suoi complici furono condannati a undici anni di carcere, Melodia fu poi ucciso, il 13 aprile 1978, da ignoti con un colpo di lupara. Mentre Franca Viola si sposò nel 1968 con un giovane ragioniere che conosceva da quando entrambi erano bambini.

«Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l’ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori».

Ciò che avvenne ad Alcamo e a Franca Viola, contribuì a mettere in discussione certi principi bigotti ed obsoleti ed aprire un dibattito sul matrimonio riparatore in Italia. Provocò numerose interpellanze parlamentari che portarono, diversi anni dopo, ovvero nell’agosto del 1981, all’abrogazione dell’articolo 544 del Codice penale. Lo stupro, da reato contro la morale, divenne così un reato contro la persona. Ed il gesto di Franca Viole contribuì in misura determinante a rendere più morale ed umano il nostro codice penale,

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