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Mario Draghi e la sindrome di Tafazzi.

GP

Ad uno sguardo superficiale, la diffusione del Covid-19 (ieri 94.165 nuovi contagi) appare estremamente limitata, rispetto agli italiani che soffrono della sindrome di Tafazzi, cioè il masochismo all’estremo, o -se preferite- l’autolesionismo elevato alla massima potenza.

Dopo diversi decenni in cui l’Italia, Paese fondatore dell’Ue, era relegata al rango di un paria, a causa della pochezza dei suoi primi ministri, con Mario Draghi ridiventiamo il fulcro della politica europea. Non è un trascurabile dettaglio il fatto che Draghi sia stato Presidente della BCE (Banca centrale europea), e che in quel ruolo salvò l’euro e, di conseguenza, l’Unione europea, ma poiché la politica a Roma, come a Parigi, Berlino o Bruxelles non vive di ricordi, ma di attualità e di visione prospettica, è evidente che la stima e la considerazione per Draghi è legata alle sue capacità ed alle convincenti proposte concrete.

Riconosciamolo, Draghi ha goduto, per raggiungere il top in Europa, di un assist favoloso, cioè della favorevole concomitanza di un Macron, dimezzato dalle elezioni parlamentari negative, e di uno Scholz tentennante, totalmente diverso da Angela Merkel. Qualcuno potrebbe obiettarmi il “beati monocoli in terra cecarum” (beati gli orbi in mezzo ai ciechi), ma per me è uno che ci vede benissimo.

Allora, mero tafazzismo l’avversione per Draghi (al limite dell’odio), parecchio diffusa sui social, ma anche su parte consistente dei media?

Le ragioni sono prevalentemente due: 1) anzitutto, l’avvento dei minions putiniani, veri o bot (robot) che siano; 2) la pochezza dei politicanti del Bel Paese, a cui uno come Draghi fa maledettamente ombra e sleale concorrenza spietata.

Provo a sintetizzare, il che non è il mio forte.

  1. Sulla propaganda russa in Italia ho scritto fiumi di parole. Un episodio per tutti allorchè quando “al seguito di due epidemiologi russi Natalia Y. Pshenichnaya e Aleksandr V. Semenov, ….. arrivarono 102 militari, i cui incarichi non furono mai chiariti e di cui si sospettò fin dall’epoca una diffusa operazione di spionaggio“. Ora il web è infestato di fake news della propaganda del Cremlino che i minions ripetono all’infinito anche avvalendosi di bot. Perché poi la propaganda di Dmitry Peskov prenda di mira Draghi, lo capisce pure un bambino: il suo ruolo centrale di proposta e di coesione nell’Ue, da sempre nemica giurata per Putin, che ha inutilmente cercato di distruggere già negli anni scorsi.
  2. La pochezza dei partiti e dei loro leader di questo Paese, unita all’incapacità di costoro di guardare oltre il proprio orticello, fa sì che chiedersi onestamente se Draghi abbia fatto bene o male governando, è un optional non previsto.

Dopo il 2023, ci saranno tre anni ancora di Pnrr da spendere. Basta tecnici fastidiosi, soprattutto se capaci e magari pure onesti. Un bel politicante senza troppi scrupoli e ci si spartisce la torta. Poco rileva se al primo controllo di rendiconto i fondi si bloccheranno a Bruxelles e la grande occasione per l’Italia svanirà nel nulla. Intanto, cominciamo a tagliargli le gambe. Ed i populisti in caduta libera provano ad azzannare per primi.

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