Giorno 209

Si amo in autunno e si avvicina il Grande Freddo. Strategie possibili di conseguenza.

Orio Giorgio Stirpe

Abbiamo analizzato la situazione militare russa e quella ucraina, e visto come al momento l’esercito ucraino abbia l’iniziativa e goda di un Momentum favorevole anche se la scarsità di Unità pesanti e di Superiorità Aerea impediscano una controffensiva generale e risolutiva. In tale situazione, trovandoci alla fine dell’estate e alla vigilia del Grande Fango, cosa possiamo aspettarci nelle prossime settimane?

In questo momento i settori “caldi” del fronte sono nell’Oblast di Kherson, intorno a Melitopol e nel nord lungo il confine fra gli Oblast di Kharkiv (quasi totalmente riconquistato dagli ucraini) e quello di Luhansk (in massima parte in mano russa), tutte zone dove gli ucraini detengono in maniera diversa l’iniziativa: a Kherson eseguono un massiccio fissaggio, a Melitopol agiscono prevalentemente con Forze Speciali e partigiani, a Luhansk stanno ancora sfruttando lo sfondamento ottenuto a Izyum.

I russi sono stati all’attacco fino a poco tempo fa nella sola area di Bakhmut, l’utimo anelito della loro offensiva del Donbass, e in generale nel settore che corre da Donetsk a Severodonetsk sono meglio organizzati e dispongono di più artiglierie.

Data la situazione, i russi in questo momento hanno il problema di indovinare dove potrebbe verificarsi la prossima spinta ucraina, e quindi di dove posizionare le loro scarse riserve; siccome Putin ragiona in base a logiche politiche e di visibilità, probabilmente daranno la priorità alla difesa delle zone il cui nome maggiormente colpisce l’opinione pubblica, quali le città di Donetsk e di Kherson, la regione del Donbass con Severodonetsk al suo centro e la centrale nucleare vicino a Zaporizhzhia.

Gli ucraini di contro hanno dimostrato una scarsa propensione ad attaccare gli abitati, dove preferiscono difendersi, ed una ragionevole tendenza ad attaccare con Unità meccanizzate e corazzate i punti deboli del nemico.

Lo scopo ultimo degli ucraini è liberare il loro Paese con la forza, visto che Putin non sembra aver metabolizzato l’impossibilità di conquistarli ed insiste nella convinzione di riuscire a logorarli e nella speranza che un “cigno nero” possa regalargli la vittoria. Le forze ucraine a disposizione per operazioni offensive però come abbiamo visto non sono sufficienti per una manovra in grande stile, ed occorrerà procedere per azioni successive; con l’approssimarsi del Grande Fango al massimo c’è tempo per una sola ulteriore spinta e poi occorrerà organizzarsi per l’inverno.

L’inverno, per come si sono messe le cose, sarà duro per tutti; ma lo sarà di più per quelle unità che soffriranno per le difficoltà logistiche. Tali difficoltà dipenderanno dalla distanza dalle fonti di rifornimento e dalla sicurezza delle vie di comunicazione.

Se osserviamo la mappa dell’Ucraina, le Unità russe con maggiori problemi logistici a lungo termine sono quelle schierate nel sud: esse dipendono per i rifornimenti dal centro logistico di Rostov, e si riforniscono prevalentemente attraverso la ferrovia che arriva a Berdyansk sulla costa oppure attraverso il ponte di Kerch e la Crimea fino a Kherson stessa. E’ interessante osservare che non esiste una ferrovia che da Rostov segua la costa oltre Berdyansk verso Kherson, e questo significa che a parte l’uso della Crimea come base avanzata – e che implica un giro estremamente lungo a partire da Rostov – i rifornimenti delle unità nel sud richiedono colonne di autoveicoli da Berdyansk verso ovest, in zone sempre più infestate dalla resistenza.

Queste osservazioni portano alla conclusione che tutte le Unità russe che si trovano a ovest di Berdyansk incontreranno difficoltà logistiche crescenti con il progredire dell’inverno e il rafforzarsi della Resistenza; il problema sarà estremo per le Unità ancora dislocate a ovest del Dnipro, se saranno ancora lì.

Con questa prospettiva, disponendo di un’ultima possibilità offensiva estiva prima del Grande Fango, per gli ucraini appare più conveniente colpire in quelle zone che non avranno seri problemi logistici, in quanto in primavera risulterà più difficile attaccare Brigate russe ben rifornite che non Unità stremate dall’inverno.

Pertanto, se Zaluzhny pianifica in vista di una campagna prolungata destinata a durare tutto l’inverno e a riaccendersi la prossima primavera, lascerà languire le forze russe destinate ad un inverno più difficile e cercherà di colpire quelle che pur in difficile posizione tattica, non sembrano destinate a soffrire per carenze logistiche durante l’inverno e quindi – se lasciate libere di raggrupparsi – in primavera potrebbero causare problemi più seri di quanto possano fare adesso.

In quest’ottica, e tenendo a mente che gli ucraini cercano di evitare i punti forti del nemico e gli attacchi in aree urbane, sembrerebbe che il settore più idoneo per una nuova spinta controffensiva ucraina sarebbe ancora quello del fiume Oskil, raggiunto dopo l’offensiva di Izyum, sulla cui sponda orientale gli ucraini hanno già costituito delle teste di ponte.

Un attacco condotto da ovest a est in questo settore offre numerosi vantaggi: terreno aperto ideale per le operazioni corazzate, condimeteo favorevoli, un avversario ancora non organizzato in difesa, pochi centri abitati facilmente aggirabili, ed una chiara linea di arresto rappresentata dal fiume Aidar, circa sessanta chilometri più a est, dove attestarsi per l‘inverno. Lo sforzo logistico per questo tipo di azione sarebbe notevole, ma nel contempo porrebbe in crisi logistica per l’inverno anche la guarnigione russa di Severodonetsk, che risulterebbe quasi circondata da una tale avanzata; ma soprattutto il vantaggio principale è che le Brigate necessarie per l’attacco sarebbero già in zona.

In base a questo ragionamento, le Brigate meccanizzate e corazzate ucraine presenti nel nord-est inizieranno a breve un aggiramento da nord di Lyman, e poi punteranno su Svatove e Starobilsk con la massima rapidità consentita dal loro supporto logistico, evitando di farsi agganciare dalle solide difese statiche russe intorno a Severodonetsk.

Appare abbastanza evidente che negli ultimissimi giorni anche i russi devono aver condotto la stessa analisi (altrimenti non la esporrei così su Facebook), perché appaiono improvvisamente frenetici nell’organizzazione di un “referendum” per l’annessione dell’Oblast di Luhansk alla Federazione Russa: “referendum” che pur essendo una farsa, condotto com’è sotto occupazione militare, diventerebbe del tutto impossibile se un’operazione del genere da parte ucraina fosse già stata condotta o anche solo avviata.

L’intero ragionamento è basato sull’assunto che la guerra sia destinata a trascinarsi per un altro anno; se nell’ottica dello Stato Maggiore ucraino esiste una prospettiva differente e c’è un’opportunità di porre fine al conflitto entro l’anno, allora il discorso cambia completamente. In questo caso sarebbe maggiormente pagante cercare di sfondare le linee russe a sud in direzione di Berdyansk in modo da raggiungere nuovamente la costa del Mare di Azov: non solo le forze russe nel sud diventerebbero dipendenti dalla Crimea per i rifornimenti, ma il ponte di Kerch sarebbe a tiro degli HIMARS e l’intera penisola sarebbe minacciata, creando un enorme problema non solo militare ma anche politico al Cremlino.

Per questa ragione le migliori fra le poche riserve mobili disponibili sono state disposte dai russi in quest’area, e sempre per questa ragione un’azione del genere risulterebbe più rischiosa.

Infine esiste un’ultima ipotesi: Zaluzhny potrebbe decidere di non fare proprio niente, risparmiare le forze, e lanciare la prossima controffensiva DOPO il Grande Fango… Quando la crisi logistica russa avrà cominciato a mordere e il freddo avrà cominciato a mordere anche di più.

Perché questa volta il generale Inverno non indossa l’uniforme russa, ma quella ucraina.

Per seguirci su Facebook mettete il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivetevi al gruppo lavocenews.it. Grazie.