Franco Gabrielli: “Non mi candido a Sindaco di Roma”

Franco Gabrielli, capo della Polizia, non ci pensa proprio a candidarsi a Sindaco di Roma. Esemplari le sue considerazioni.

Gianvito Pugliese

La notizia è in sé importante, trattandosi del contenuto di una lettera al direttore del Fatto Quotidiano del Prefetto Gabrielli, uomo molto noto, già prima di divenire Capo della Polizia. Ma le motivazioni da lui apportate al rifiuto di un’eventuale candidatura, sono una lezione alla politica, impartita con garbo, signorilità, ma anche fermezza, com’è nelle caratteristiche dell’uomo.

Da alcuni giorni si rincorrono voci sulla mia possibile candidatura al vertice del Comune capitolino, come peraltro già avvenne allorquando ricoprivo l’incarico di Prefetto di Roma. Mentre manca ancora un anno al voto, gli schieramenti politici stanno lavorando, come è giusto che sia, per l’individuazione dei possibili candidati e l’opinione pubblica commenta, come è altrettanto giusto. Ringrazio quanti stanno pensando a me, ma credo sia doveroso dire, senza alcun infingimento o inutile tatticismo, che la candidatura a Sindaco di Roma non fa parte dei miei orizzonti”.

“Da tempo, anche qui senza usare un linguaggio obliquo, vado sostenendo la necessità di limitare il diritto di elettorato passivo, la possibilità cioè che un funzionario dello Stato, con un ruolo apicale, si candidi nel territorio in cui svolge la sua funzione. Non voglio scomodare considerazioni circa la necessità di restituire dignità alla Politica, sottraendola alla ricerca affannosa di un ‘Papa straniero'” –

“Mi limito a rilevare come chi ricopre incarichi pubblici, soprattutto di grande visibilità, goda di una posizione di vantaggio rispetto agli altri contendenti, ‘dopando’ in tal modo la competizione elettorale. Ma l’argomento che trovo dirimente è l’esigenza di riaffermare il carattere terzo della funzione amministrativa: una tardiva ‘discesa in campo’ genera inevitabilmente il sospetto che il comportamento di quel funzionario ed i suoi atti siano stati condizionati dai suoi convincimenti ideologici o dalle sue ambizioni politiche. E ciò semplicemente non può essere”.

Gabrielli non lo dice, e nel suo ruolo non può dirlo, ma la sua lezione non è solo diretta ai suoi colleghi dirigenti, vale anche per i magistrati, o meglio, per quelli sempre più in cerca di visibilità, in attesa di spiccare il salto ed atterrare nel potere che conta: “la politica”.

Nel nostro chi sale della prossima domenica, Franco Gabrielli si è certamente meritato un posto sul podio.

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