Dove la resistenza è donna con un muro a colori

Una vera mobilitazione dei social per diffondere i lavori di Shamsia Hassani, la prima graffitista afghana, che, attraverso la street art, si è fatta portavoce dei diritti delle donne… In copertina la foto che gira sui social

Rocco Michele Renna

Sui social sta girando una foto che invita alla condivisione della stessa, la classica catena di sant’Antonio? Probabilmente sì, ma questa almeno ha un senso Una vera mobilitazione dei social per diffondere i lavori dell’artista con protagoniste quasi sempre donne, rappresentate spesso senza bocca e con gli occhi chiusi, un mondo a colori contrapposto al nero dei talebani.

Samshia-Hassani-ritratto-con-murales

Shamsia Hassani, prima street artista afgana era già famosa. Nata in Iran da rifugiati afghani originari del Kandahar, torna a Kabul per studiare arte nel 2005, dove è poi divenuta professore associato di scultura, e si dedica alla street art dal 2010. I suoi lavori, con soggetto quasi sempre donne, spesso rappresentate senza la bocca, si rincorrono tra le strade della sua città, dove ora si è nascosta in un luogo sicuro.

murales di Samshia-Hassani

Voglio colorare i brutti ricordi della guerra”, ha raccontato Hassani in un’intervista ad Art Radar, “e se coloro questi brutti ricordi, allora cancello la guerra dalla mente delle persone. Voglio rendere l’Afghanistan famoso per la sua arte, non per la sua guerra”.

Da quando in Afghanistan è tornato il regime di terrore dei talebani è costretta a vivere nascondendosi. “L’arte cambia la mente delle persone e le persone cambiano il mondo”: così la giovane Shamsia Hassani accoglie il visitatore che approda sul suo sito ufficiale in rete.

murales di Samshia-Hassani

La sua arte è ispirata dall’artista inglese, Wayne Chu Edwards (è uno dei più noti graffiti artist in 3D, attivo dagli anni ’80 e nato come sviluppatore di giochi per computer come Aladino per la Game Boy), così s’innamora delle bombolette per l’immediatezza visiva, necessaria in un paese dilaniato dagli attacchi e senza possibilità economiche.

Wayne “Chu” Edwards

Shamsia alterna la denuncia alla poesia, riempiendo le mura di miraggi e sogni rivoluzionari. Colora le strade di Kabul, espone anche in India, Iran, Germania, Italia e Svizzera. Nel 2009 è stata selezionata come una delle Top10 per l’Afghan Contemporary Art Prize (premio di arte contemporanea afgano). Nel 2014 è finalista per il premio Artraker, con il suo progetto La magia dell’arte è la magia della vita. Lo stesso anno è stata anche nominata tra i 100 membri dei Global Thinkers. E’ una delle fondatrici di Berang Arts Organization (organizzazione che promuove la cultura e l’arte in Afghanistan). Rischia la vita ogni volta che prende in mano le bombolette

murales di Samshia-Hassani

I suoi lavori attaccano direttamente il regime opponendosi all’oppressione delle donne, nei social hanno trovato una grande cassa di risonanza.

Proprio dai social è partita una mobilitazione per condividere i suoi graffiti: immagini potenti che mostrano spesso ragazze in blu di fronte a miliziani in nero minacciosi e incombenti, simbolo della repressione che le donne afgane stanno vivendo in queste settimane terribili.

Un modo per dare voce a chi in questo momento sta subendo l’oppressione di una cultura fondamentalista e medioevale, discriminando la componente di maggiore valore della razza umana.

Bisognerebbe spiegare a chi usa il Corano oggi e chi ha usato la Bibbia in passato come arma di oppressione e  coercizione di massa, che le donne non sono solo  fattrici di esseri umani ma l’altra componente della medaglia che compone l’umanità, per questo, tutti, donne comprese, debbono avere accesso alle arti e alla cultura, nonché far parte della quotidianità per rendere il futuro migliore dell’umanità

Invece con la presa di Kabul, il divieto di praticare sport alle donne! Poi tutta un’altra serie di divieti. Il vicepresidente della “Commissione culturale” Ahmadullah Wasiq ha spiegato che “non è necessario per donne fare attività sportiva, in particolare in pubblico”. Molte atlete e sportive afghane avevano tentato la fuga all’estero, tutte le altre sono state costrette a nascondersi. Alcune, come le calciatrici di Herat, erano riuscite ad arrivare in Italia.

Naturalmente non possiamo dimenticare ciò che oggi accade in Iran e in tante parti del mondo, anche in Italia i resti di Saman Abbas trovati nel  casolare diroccato di Novellara, in provincia di Reggio Emilia, dove è rimasta sepolta dalla notte del 1° maggio 2021 chiedono ancora giustizia…

La scoperta dei resti di Samman Abbas

Bisogna liberarsi di questi icrudeli fardelli,  l’Europa e il mondo libero alzino un grido di dolore per quanto sta avvenendo in quei territori, per quelle donne in completa sottomissione agli studenti coranici che  ne hanno fatto dei cadaveri ambulanti. Non dimentichiamo anche le donne nella cosiddetta società civile occidentale, sotto una mascherata libertà, debbono ancora subire l’oppressione dell’altro lato del cielo che si reputa migliore, femminicidi e maltrattamenti sono ancora all’ordine del giorno, purtroppo.

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