Covid incazzatura
Il titolo è quello di un post su Facebook che mi ha colpito, sia per le foto- in copertina-, che per i contenuti. Non ultimo per l’autore.
Gianvito Pugliese
L’autore è un medico anestesista rianimatore che vive e, se non erro, lavora a Milano o comunque in zona. Uno di quelli per i quali abbiamo usato il termine eroe. In prima linea nella lotta al Covid-19, nell’epicentro nazionale dei focolai, dove l’inferno lo si è visto quotidianamente per tre mesi. Si chiama Carlo Serini, il suo post si facebook mi ha colpito e l’ho contattato. I numeri mi hanno dato ragione. Ha poco più di 24 ore, da quando è stato pubblicato, ed ora conta 55.628 like 19482 commenti e 63.234 condivisioni.
Ve lo riproduco qui di seguito :
Carlo Serini
Covid incazzatura.
Io faccio l’anestesista rianimatore per tutti, belli e brutti, bianchi e neri, grandi e piccoli, Italiani e stranieri, insomma non si guarda (giustamente) in faccia a nessuno.
MA NON FACCIO L’ANESTESISTA RIANIMATORE PER I CRETINI.
Cari cretini, eliminatevi come preferite che fate un favore all’umanitá…
Ma non chiedeteci ancora di rivedere e rivivere i tre mesi appena trascorsi, a causa del vostro cretinismo.
Io sono in terapia del sonno per sedare e sopire incubi, insonnie e risvegli dopo tre mesi in un ospedale Covid: e voi che cazzo fate? L’aperitivo…
Cretino é una diagnosi (e oggi arriva gratis), non un insulto.
Seguono le foto, peraltro presenti anche in copertina.
La prima, soprattutto, è la sintesi di una massa d’incoscienti che vedi uno per uno. Ascoltavo un attimo, stasera, Cecchi Paone, invitato alla 7 da Massimo Giletti, inveire contro i sindaci, che avendo aperto i bar sono i responsabili della movida. Sono loro i colpevoli, loro gli untori, mica i giovani, che secondo lui fanno benissimo ad aggregarsi senza precauzioni. Cosa non si dice per stupire ed essere originali. Ma io la gi all’aggettivo, francamente, la toglierei.
Akessandro Cecchi Paone ne parla senza, ovviamente, aver mai visto i morti spirare in totale solitudine, alleviata solo da angeli-infermieri/e in tuta spaziale. Senza il conforto degli affetti.
Il dottor Serini, invece ne scrive con l’animo di chi ha gettato il sangue, per salvare quanti più se ne poteva. E’ certo un paradosso, quando afferma che questi non li curerà, lo farà ugualmente e con lo stesso impegno. Ma costoro, che non sanno perché non vogliono sapere, crescere e responsabilizzarsi, in realtà sono prossimi untori, quasi certi. Loro corrono colpevolmente l’alto rischio d’infettarsi e, conseguentemente, di trasmettere il virus a tanti ignari ed incolpevoli, a cominciare dai familiari. Per la Movida? Espressione “somma” di socializzazione? Ma mi faccia il piacere…… avrebbe detto, in modo ineguagliabile, Antonio de Curtis (in arte Totò), il re della risata. Ma qui c’è poco da ridere. Anzi.
Di cos’è colpevole un Sindaco che, se chiude il bar del suo paese, sa benissimo che quei signorini, con ogni mezzo, andranno al paese più o meno vicino, dove il bar è aperto e, tornando sbronzi, magari in rianimazione ci finiscono per cause diverse dal virus. Gli incoscienti sono un potenziale pericolo di grado elevatissimo, ma chi ne esalta e difende il comportamento è solo inqualificabile.