Attentato a Papa Wojtyla.

Un attentato dal quale il Papa scampa per miracolo. Un delitto i cui mandanti non sono stati mai accertati, anche se la matrice risulta abbastanza chiara.

Nunzia Zampino

Il 13 maggio 1981, esattamente 41 anni fa, alle ore 17.00, Papa Giovanni Paolo II, fu vittima di un attentato per mano di Mehmet Ali Agca. Il Santo Padre fu gravemente ferito da quel giovane turco, che gli sparò mentre si trovava a bordo della papamobile scoperta, in una piazza San Pietro gremita di fedeli, prima dell’udienza generale.

L’immagine di Papa Giovanni Paolo II, che si accascia tra le braccia di don Stanislao Dziwisz, fece immediatamente il giro del mondo.
Il Papa arrivò al policlinico Gemelli in condizioni disperate. Ma si salvò.

Ricordando l’attentato, che accadde nel giorno in cui cadeva la ricorrenza della Madonna di Fatima, il Papa polacco disse: “Una mano ha sparato, un’altra mano ha deviato la pallottola”. Secondo un disegno celeste, lo stesso Pontefice consacrò il proiettile alla sua protettrice, che si trova incastonato proprio nella corona della Madonna di Fatima.

Ali Agca, un turco affiliato ai lupi grigi turchi, sicari estremisti che facevano i lavori sporchi per il Kgb sovietico, collegati a doppio filo con i servizi segreti bulgari e con Mosca, venne immediatamente individuato e arrestato. Fu rinvenuta anche la pistola che usò per compiere il barbaro attentato, una Browning. Da subito fu ben chiaro il volto dell’uomo che aveva sparato al Santo Padre, mentre sulla vicenda resiste ancora un’ombra di mistero su dettagli e mandanti. Non è ancora noto infatti chi armò la mano dell’estremista turco.
Da parte sua Ali Agca ha fornito negli anni durante i processi varie versioni, spesso divergenti e inverosimili, che fanno ancora oggi, dell’attentato a Karol Wojtyla, un mistero del tutto irrisolto.

Ali Agca

Il tentato omicidio di Karol Wojtyla determinò dunque una svolta nella Guerra Fredda. Nel carcere romano di Rebibbia, l’attentatore ricevette, il 27 dicembre 1983, la visita dello stesso Papa Wojtyla, che andò a trovarlo per parlargli, ascoltarlo e perdonarlo. Di quel drammatico giorno resta la maglia del Santo Padre, bianca, insanguinata. Una maglia in cui risultano ben visibili i fori dei proiettili. Una reliquia che è stata raccolta da un’infermiera che era in sala operatoria, Anna Stanghellini, conservata oggi nel quartiere romano di Boccea, nella teca della cappella della chiesa Reginae Mundi delle suore Figlie della Carità. La donna, dopo averla custodita nella propria casa, decise di donarla alle suore nel 2000, proprio nell’anno del Grande Giubileo.

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