A Milano torna la Moda

L’Arte e la Moda sono specchio della società sempre e comunque, Milano Moda che si sta svolgendo in questi giorni lo dimostra ampliamente.

Maria Catalano Fiore

Finalmente torna a muoversi, in presenza, il settore MODA. E’ giusto per quanti vi lavorano, ma le 69 sfilate e 109 passerelle, dove arrivano i Buyers dall’estero soprattutto da Russia e Stati Uniti, non paiono minimamente sfiorati dal problema guerra.

La settimana della moda milanese riparte. Ma la Storia dell’ultimo secolo ci insegna che durante questi conflitti la moda, come l’arte, si evolve, ma non si ferma. Le nostre nonne e madri hanno lavorato a maglia, si sono industriate a cucire, si recuperavano persino paracadute, in seta, molto ambiti per farne sottovesti, camicette, camicine per neonati e tutto quello che serviva, un cappotto militare veniva adeguato, le coperte grigioverdi tinte per farne calde giacche invernali, i vestiti lisi venivano rivoltati, cosi come i colletti e i polsini delle camicie.

Moda anni 40/50

Del resto da scuola la grade Luisa Spagnoli che è riuscita a filare il pelo dei conigli e a trasformarlo in preziosi golfini, da li nel dopoguerra una magnifica casa di mode ancora molto prospera.

Luisa Spagnoli

Il tutto veniva arricchito, meglio, camuffato, da bellissimi ricami che tutte le “signorine” dell’epoca sapevano eseguire ed ecco che la moda diventa ridondante di ricami, anche preziosi, e che ancora oggi separa il ricco dal povero.

Il povero tende al minimal, all’abbigliamento semplice e funzionale, il ricco deve ostentare anche quello che non ha per non sfigurare. Queste ultime passerelle sembrano confermare ancora una volta questa tesi, non solo una mia constatazione, ma quanto affermano da tempo i sociologi, gli ultimi avvenimenti, gli abiti in mostra lo confermano ampliamente.

Giorgio Armani tra le sue creazioni, di solito più lineari, minimal.

E’ tornata la voglia di vestire bene, capi ricamati a mano o con pailletes tono su tono che richiedono ore di lavoro per una brava ricamatrice. Lo conferma anche Fausto Puglisi, direttore della Maison Cavalli, che cuce abiti per Red Carpet, o i soprabiti per la Regina Elisabetta.

Comunque un vasto panorama in cui ognuno può essere se stesso in qualsiasi occasione. Così per la donna che per la collezione uomo, niente abiti eccentrici o provocatori, ma modelli impeccabili, camicie bianche classiche, giacche destrutturate ma di taglio impeccabile.

Appaiono persino pochette di seta nei taschini. Questo è il Made in Italy che spinge anche ad osare il Prince de Galles, arricchite da ricami e cappotti con inserti di materiali recuperati come durante e subito dopo i conflitti bellici.

I look uomo e donna sono interscambiabili. Ma questo ormai è normale, importante che il taglio sia impeccabile.

La sorpresa, se si vuol dire cosi, sono i ricami a contaminazione orientale della stilista e donna d’affari cinese Hui Zhou Zhao, la signora della moda cinese che dopo aver studiato, soprattutto a Milano, sia a Brera che al Politecnico, lancia una sua linea con tagli europei e ricami cinesi antichi e preziosi. L’integrazione è per lei una parola estremamente importante che trasferisce nei suoi abiti.

Parole d’ordine paiono “etnizzazione” e “contaminazione” antiche fantasie ma usate su tessuti di pregio italiani.

C’è persino una collezione ispirata al film “Oci Ciornie” (Occhi neri) interpretato da Marcello Mastroianni che si innamora di una ragazza russa. Va come una sfilata teatrale disegnata da Antonio Marras che ha già presentato la sua collezione alla oligarchia russa in una Dacia (baita) russa abbandonata. Una performance più che una sfilata senza tempo Marras precisa che vuole rappresentare una unione tra mondo italiano e quello russo in un momento particolare “Credo che la moda possa parlare un linguaggio di pace, di amore e anche di sogno tra popoli, la vita è un gran Teatro, ma non sono ammesse prove”.

Antonio Marras

Tra le ultime performance sfilate di questa settimana della Moda Milano 2022 un “Edipo Re” che debutta all’ “Elfo Puccini” con costumi di Antonio Marras.

I generi non contano, le destinazioni d’uso non esistono, le arti si intersecano, nulla è più come prima. Tutto rivive e si trasforma anche attraverso i colori i beige, i cipria, bianco panna, grigio, polvere ed antracite, cammello, bianco e nero.

Lunga vita al Made in Italy, ai tessuti ed alla sartorialità italiana.

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