Tondo Doni

Sicuramente una delle più belle Sacre Famiglia dipinte nel corso dei secoli. Michelangelo davvero mette maestria, fede ed amore in questa composizione un po’ fuori dagli schemi classici.

Maria Catalano Fiore

Il Tondo Doni è un dipinto a tempera grassa su tavola eseguito da Michelangelo Buonarroti (1475-1564) tra il 1503 ed il 1504 circa, esposto nella “Galleria degli Uffizi” a Firenze. Conservato nella sua cornice originale, probabilmente disegnata dallo stesso Michelangelo, è l’unico dipinto su supporto mobile dell’artista. La dimensione, esclusa la cornice ha un diametro di 120 cm.

IL nuovo assetto espositivo dell’opera.

Il quadro è così sia per la sua forma (tipica dei dipinti religiosi destinati alle ricche camere da letto) sia perché precisamente commissionato da Agnolo Doni, ricco mercante e mecenate fiorentino al momento del suo prestigioso matrimonio con Maddalena Strozzi, e consegnato per celebrare la nascita della loro figlia primogenita, Maria, generata da questo prestigioso matrimonio, nel 1504.

Firenze sta vivendo il suo momento artistico e culturale più alto. Agnolo festeggia così le sue nozze con i ritratti dei due coniugi dipinti da Raffaello (guardando la sala sulla sinistra) e il tondo di Michelangelo con la nascita della sua prima figlia.

I ritratti di Agnolo Doni (1474-1539) ricco esponente della borghesia fiorentina e della moglie l’aristocratica Maddalena Strozzi (1489-1540), sposati il 31 gennaio 1504, in base a quanto testimoniato da Giorgio Vasari “Le Vite”, formavano un “dittico” tenuti insieme da una incorniciatura “a sportello” che ne permetteva la mobilità ed erano considerati beneauguranti per la fertilità dei coniugi.

Agnolo Doni e Maddalena Strozzi.

Michelangelo aveva già eseguito sculture in marmo di forma tonda: “Il Tondo Pitti” (Museo naz. del Bargello) e il “Tondo Taddei” (Royal Accademy di Londra. In entrambi i casi la Madonna ed il Bambino occupano prepotentemente il primo piano. Anche questo Tondo pare concepito come una scultura con una precisa concezione piramidale del gruppo animata dalla torsione dei corpi e dai delicatissimi gesti per il passaggio del Bambino dalle mani di San Giuseppe a quelle della Vergine.

Questi gesti, nonché le figure retrostanti richiamano figure marmoree del periodo ellenistico. Anche su questa opera ricchi sono gli aneddoti del cronista Vasari, soprattutto sul pagamento, Agnolo appare tanto ricco, quanto oculato, ma Michelangelo lo beffa.

Agnolo Doni, tra l’altro è un mercante iscritto alla Corporazione dell’Arte della lana di Firenze, che sin dal 1436 protegge il “Santuario della Verna” aiutando concretamente la comunità francescana.

Michelangelo raffigura la Santa Famiglia: San Giuseppe, Gesù Bambino e la Madonna immersi in un paesaggio all’aperto. In primo piano si distinguono alcune varietà di erbe e fiori descritti in modo minuzioso. San Giuseppe è seduto dietro la Vergine e sostiene il corpo di Gesù Bambino.

La nudità dei giovani sullo sfondo rappresenta la liberazione dal peccato, il muro su cui si appoggiano sarebbe simbolo di quel “tempo Santo” che ognuno di loro concorre a formare e che allude alla Chiesa di Cristo.

La cornice del tondo, probabilmente su disegno di Michelangelo, è stata intagliata da Francesco del Tasso, uno dei migliori ebanisti fiorentini. Francesco del Tasso e Morto da Feltre sono anche gli esecutori dei mobili della camera da letto ed altri arredi della casa che il Doni edificò, per la sua famiglia, su via dei Tintori. I due dipinti sono passati per vari eredi Doni, sino a che, nel 1826, il Granduca di Toscana Leopoldo II d’Asburgo-Lorena riuscì comprarli per arricchire la sua quadreria di Palazzo Pitti. Dal 5 giugno 2015 i coniugi Doni sono esposti agli Uffizi accanto al Tondo Doni, collocati su nuovi supporti che permettono di ammirarne anche il retro.

Lunga sarebbe una dettagliata analisi dei particolari di questa opera, ma ammiriamola, ora, come una bellissima “Sacra Famiglia”.

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