Scavi di Pompei: miniera inesauribile
Il ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini ha così commentato ” Pompei non finisce mai di stupirci, è orgoglio per l’Italia”
Maria Catalano Fiore
Il Sito Archeologico di Pompei, il più vasto di tutt’Italia, ormai non ci stupisce più o quasi, ma a volte capita ancora che questa ricca e sofisticata città romana ci restituisce dei veri gioielli, soprattutto utili per ricostruirne usi, momenti storici, costumi, avvenimenti ecc…..
Questo è il caso del recente ritrovamento di questa sepoltura. Non è che a Pompei manchino i morti, ma le autentiche sepolture si. In effetti la catastrofica eruzione del Vesuvio, nel 79 d.C. ha provocato, nella città di Pompei e nelle limitrofe Ercolano, ed altri siti, migliaia di morti, ma questi sono stati colti negli attimi della loro quotidianità, non in momenti di commiato, tantomeno inumati.

Questo corpo, invece, risale a qualche decennio precedente la fatidica data del 79 a.C. E’ conservato in una vera camera per l’inumazione, pratica poco usata in zona, i corpi erano in genere inceneriti, piuttosto una pratica di tradizione ed origine greca. Per di più, da una iscrizione murata abbiamo sue notizie precise.
Il suo nome era Marcus Venerium Secundio. Era un Liberto (quindi uno schiavo liberato di provenienza probabilmente ellenica, considerando la scritta), di circa 60 anni, Primo Custode del Tempio di Venere, ma non solo era anche un “Augustale” ovvero membro del collegio dei sacerdoti del culto imperiale.
Aveva quindi raggiunto, dopo il riscatto, un certo agio economico, abbastanza da potersi permettere una tomba di livello in un luogo di prestigio. In effetti le sue cariche erano molto prestigiose ed ambite, considerando che il Tempio di Venere, nella città di Pompei, era uno dei più grandi e sontuosi, lungo circa 29 metri e largo 15. Realizzato quasi completamente in marmi pregiati, purtroppo, dopo i primi scavi, eseguiti senza un reale metodo scientifico, in epoca borbonica, è stato depredato in varie occasioni.
Il corpo di Marcus, appare ancora parzialmente mummificato ed in ottime condizioni di conservazione, preserva ancora una parte di capelli bianchi, un orecchio e alcune zone del sudario che lo avvolgeva.

L’iscrizione conferma, ancora una volta che a Pompei si usava correntemente anche la lingua greca e che spesso le rappresentazioni teatrali erano in lingua greca. Questa iscrizione è un vero attestato diretto di questo bilinguismo. Marcus Venerium Secundio era un Liberto importante, Primo custode del Tempio di Venere. Tempio molto importante poiché a Venere era dedicata la stessa città di Pompei.
La scoperta è avvenuta esaminando una campionatura ed un saggio di scavo, effettuato vicino l’area di Porta Sarno da archeologi dell’Università di Valencia.

Attraverso un comunicato il direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel rivolgendosi a Llorenc Alapont dell’Università di Valencia, si congratula per il buon lavoro, in sinergia, che sicuramente porterà ad altre scoperte e materiali storicamente validi.
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