Nel 1998 nuova linfa per l’Expo Arte di Bari
Editoriale del ROMA. Il Roma fu l’unico giornale di zona a dare spazio alla Fiera ed agli artisti. Altri solo trafiletti volanti.
Maria Catalano Fiore
Nonostante le diffidenze e i paletti catastrofici imposti da pseudo-critici e dall‘Ente Fiera del Levante, L’EXPO ARTE, giunta alla 19 edizione, non subisce interruzioni. Le difficoltà vengono superate grazie alla tenacia di un politico Pinuccio Tatarella e di un imprenditore Silvio Panaro, amante dell’arte, di un cambiamento di Presidenza delle Fiera,un altro imprenditore Francesco Divella che riescono a comprendere l’entità degli affari e l’apporto alla città in cultura ed introiti. Affidano il tutto nelle mani dell’Intermedia di Padova, che già gestisce, con profitto, le Fiere di Padova, Genova e Parma, diretta da un tarantino Nicola Rossi. Tirando le somme, in cinque giorni, dal 19 al 23 marzo, 15.000 visitatori paganti, 10.000 biglietti omaggio, transazioni notevoli, tra contanti ed assegni non registrati, ma quasi tutti escono con un quadro incartato.

In quell’anno la Galleria Unione, di Bari, propose a Nicola Rossi una cordata di artisti noti o meno, anche esordienti, occupando ben 98 mq. un’intero Padiglione, collocato, tra gli altri due con stand di note Gallerie, italiane ed estere, in posizione strategica. Attraversando il padiglione, ai visitatori, non potevano sfuggire le proposte offerte. Si è instaurato, inoltre, tra Rossi e la Galleria Unione un rapporto di fiducia/scambio consolidato nelle partecipazioni anche a Padova, Genova. Un autentico rapporto di reciproca convenienza, La Galleria Unione portava nuova linfa, nuovi ospiti e maggiore pubblico. L’Intermedia, faceva un prezzo di favore, più accessibile agli artisti. Tanti gli artisti che quell’anno di sono affacciati per la prima volta in una Fiera d’Arte di Prestigio, dove potersi confrontare con i grandi e seguire i consigli di galleristi professionisti: Biagio Monno, Maria De Pasquale, Loredana Cacucciolo, Giuseppe D’Elia, Mimmo Milano, Sergio Gatti, Mario Pugliese, la Puglia di Giuseppe Fasto e Marcello Rizzo. Gli spunti di velocità e futurismo di Dino Sambiasi ecc…..

L’Intermedia, inoltre collaborava già con suoi critici importanti, come Giorgio Segato, Achille Bonito Oliva ed altri, aveva un suo ufficio stampa e poco gli importava dell’opinione dei giornali locali. Aveva ampi Spazi sulla Stampa Nazionale, Il Giornale dell’Arte, a Bari il Roma e le varie emittenti. Una dichiarazione non belligerante, ma sminuente per alcuni personaggi.
Il mercato dell’Arte, indubbiamente stava cambiando, si formavano man mano gruppuscoli di pseudo-organizzatori che si ramificano inutilmente sul territorio. Si instaura un complesso meccanismo a volte dannoso per le carriere che hanno, realmente, possibilità emergenti.
Si combatte, per di più, contro l’installarsi, dell’Arte, entro la nuova globalizzazione che sconvolge il mercato; anche di multinazionali che poco hanno di culturale. Si cerca di sottrarre gli sprovveduti agli acquisti telematici a volte truffe organizzate. EXPO ARTE, pur rivolgendosi ad un ampio pubblico, cerca di portare opere reali di notevole valore, opere che riavvicinino soprattutto i collezionisti, i reali clienti che determinano un successo.

Le opere d’Arte non sono oggetti sociali da supermarcket, come ha sempre affermato il critico Paolo Levi: “Un’opera è una cosa sacra anche se a firma sconosciuta. L’oggetto d’Arte va visto, osservato, meditato, amato o anche, perchè no, rifiutato, ma sempre rispettato.”
Un altro storico dell’Arte, adesso purtroppo dimenticato, Matteo Marangoni, scrisse un libro dal titolo “SAPER VEDERE” nella cui prefazione affermava: “A chi mi chiede cos’è l’arte, io sinceramente non so rispondere, però so riconoscere dove c’è. Collezionare significa, non solo investimento, ma anche, e soprattutto, cultura.
Siamo nel terzo millennio, ma nulla muta nel mondo di artisti sovente “primadonna” e di critici saccenti che mediano tra l’opera e il pubblico, a volte dal linguaggio criptico. Il Pubblico che affluisce in una Fiera, poco conosce dell’artista o del mercato dell’Arte o del critico. Il Gallerista occupa sempre un ruolo importante, attento a chi frequenta il suo spazio espositivo, lo consiglia. E’ più facile, per un artista, eseguire un’opera che per il Gallerista venderla.
E’ un settore, questo dei mercati d’arte che attende da oltre quarant’anni, per motivi di indifferenza, un Albo della categoria che metta ordine. Questo forse si è sempre cercato di affrontare in questo appuntamento con EXPO ARTE, sopravvissuta per altri 10 anni, ma nonostante i notevoli sforzi fatti, non ha retto. La prima Fiera d’Arte in Italia a nascere e, purtroppo, la prima a capitolare. Altri miseri tentativi, ma le Gallerie, i grandi Critici e collezionisti, sono spariti. Interessi pecuniari esosi da parte della Fiera, degli allestitori, di speculatori in agguato su tutto. In altre città non è stato cosi. Le loro fiere prosperano e fanno affari, creano e selezionano nuovi nomi. Quante le concause? TROPPE.
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