Elsa De Giorgi attrice, scrittrice, amata da…

Esistono grandi amori, così grandi che non si vogliono, o non si possono, diffondere, amori che durano tutta la vita ed oltre…..

Maria Catalano Fiore

Elsa De Giorgi, (1914-1997) pseudonimo di Elsa Giorgi Alberti, attrice, regista e scrittrice.

Nata a Pesaro in una famiglia di antica aristocrazia umbro-marchigiana, viene scoperta a seguito di un casuale concorso fotografico, dove, non ancora 18enne invia delle sue foto. Elsa è figlia del nobile Cesio Giorgi Alberti, vive a Firenze, dove il padre è un esimio docente. Le foto vengono notate dal regista Mario Camerini che le offre il ruolo della protagonista in “T’amerò sempre” girato nel 1933.

Ovviamente non avverte il padre, il suo primo contratto viene firmato da uno zio proprietario del “Teatro Eliseo” a Roma. Solo in seguito il padre approverà, ma fa accorciare il cognome in De Giorgi. Va spesso a Roma a trovare la figlia che lavora stabilmente a Cinecittà, e in uno di questi viaggi, nel 1936, muore all’improvviso.

Tra gli anni 30 e 40 Elsa recita in numerosi film diretta dai migliori registi come Alesandro Blasetti, Duilio Coletti ed Enrico Guazzoni, diventando una delle maggiori dive del Cinema italiano nell’epoca fascista, il periodo dei famosi “telefoni bianchi”. Ma il Cinema la delude un pochino, questo tipo di film sono poco adatti alla sua personalità. Alternerà anche seri lavori teatrali, soprattutto in tempo di guerra e con i bombardamenti.

Infatti Elsa nutre altre aspirazioni, Attraverso Emilio Cecchi, Presidente della Casa Cinematografica “Cines”, conosce il suo assistente Mario Soldati, Alberto Moravia e Carlo Levi, oltre all’attrice Anna Magnani alla quale rimane legata per tutta la vita da profonda amicizia.

La Magnani ed Elsa ad una festa.

Il cinema e poi la letteratura sono i due ambiti in cui Elsa trova la sua vocazione avvicinando sia registi importanti come Orson Welles, che scrittori di grosso calibro come Pier Paolo Pasolini con il quale avrà una lunga e proficua amicizia.

Elsa tra Orson Welles e Pasolini

Nel 1948 Sposa il Conte Alessandro (Sandrino) Conti Bonaccorsi (1914- 1975) e da Roma ritorna a Firenze a villa Bonaccorsi, dove si dedica alla scrittura e al teatro con Luchino Visconti. Il conte Buonaccorsi è un collezionista e rivenditore di opere d’arte che lei conosce attraverso i comuni amici Carlo Ludovico Ragghianti e Massimo Buontempelli.

Tutta una serie di circostanze la porta a fare una specie di inventario sulle opere d’arte in possesso della famiglia, anche perché mentre lei è impegnata, sia nel catalogare, sia nella stesura del suo primo libro, nel 1955 tre giorni prima del settimo anniversario di matrimonio, Sandrino scompare in circostanze misteriose. Dopo pochi mesi si spegne anche il Conte Alessandro Contini Buonaccorsi, (1878-1955) noto mercante d’arte antica e politico quale senatore del Regno, zio e patrigno di Sandrino. Comincia così una lunga battaglia legale che Elsa porterà avanti tutta la vita. Il marito, esule all’estero le chiede la separazione. Morirà a New York nell’ottobre 1975 in circostanze mai chiarite.

QUESTO testo uscirà solo dopo la morte di Sandrino di cui Elsa è comunque la vedova di un coerede della collezione d’Arte di famiglia, stimata di immenso valore

E proprio nella seconda metà degli anni 50 conosce Italo Calvino, editor del suo primo libro. Da questo incontro nasce una appassionata storia proprio con Calvino descritta, poi, nel libro autobiografico scritto da Elsa “Ho visto partire il tuo treno” (Milano 1992).

Elsa con Alberto Moravia ed altri amici.

Calvino ha 32 anni (nato a Cuba nel 1923) da dieci collabora con la casa editrice Einaudi con la quale ha già pubblicato “Il sentiero dei nidi di ragno”(1947, “L’ultimo vince il corvo”(1949), “Il visconte dimezzato”(1952) ed è protagonista indiscusso della vita culturale del secondo dopoguerra. La Contessa Elsa De Giorgi (n.1914) ha poco più di 40 anni. “La sua è una bellezza da Madonna rinascimentale, bionda, grandi occhi azzurri, nasetto dritto, viso di un ovale classico”, la descrive Italo.

Elsa ed Italo

Senza dubbio una donna bellissima e di grande fascino, ma soprattutto molto intelligente e di grande temperamento. Lavorando insieme, inevitabilmente scocca il colpo di fulmine. Calvino è innamorato pazzo di Elsa, la chiama “Paloma”, “Raggio di Sole” con riferimenti alla sua sensualità ed erotismo.

La loro situazione, nonostante i due cercano di tenerla nascosta, viene molto chiacchierata nell’ambiente letterario e dai giornali scandalistici. Sarà Elsa, a raccontare di quell’amore, ma pubblicherà questa autobiografia solo nel 1992 “Ho visto partire il tuo treno”, solo dopo qualche anno dalla morte di Italo, nel 1985 per un ictus a soli 61 anni, poiché tutto il loro tempo non sia stato perduto e doveva recuperarne la memoria vera prima che qualche cronista presuntuoso ne profanasse la verità.

Un amore complicato e furioso, il loro, fatto di incontri rubati, viaggi ed appuntamenti proprio su vari treni, o come nei romanzi d’appendice o come dei drogati incapaci di uscire da quel cerchio magico.

Nel 1955 da alle stampe “I coetanei” diario con molti riferimenti alla vita partigiana, con un omaggio al coraggio del marito Sandrino, ed alla vita del cinema romano del periodo bellico. Per quest’opera vince il “Premio Viareggio – opera prima”. La copertina è disegnata da Carlo Levi. Prefazione di Gaetano Salvemini.(Storico e Deputato pugliese 1873-1957)

Gli anni tra il 1955 ed il 1959 sono gli anni più decisivi nell’attività letteraria sia di Elsa che di Italo Calvino. Anni per Elsa ferventi anche in teatro e nell’arte scultorea, suo amico particolare, già in epoca di guerra, ceramista e poeta Leoncillo. (Leoncillo Leonardi 1915-1968).

Bellissima l’amicizia tra Elsa e Italo Calvino poi divenuta vero amore, unica tregua serena nella battaglia legale contro il marito e la sua famiglia. Elsa è sommersa da tutto, ad un certo punto emula suo marito e scompare. Lascia passare del tempo, le acque si chetano, ma il sentimento vero sarà sempre in loro sinché avranno vita. E’ la stessa De Giorgi in una intervista su “Il Giorno” del 28 gennaio 1995 a confermarlo. Come conferma l’esistenza del carteggio tra loro due secretato dalla signora Calvino.

Troppo chiasso sarà fatto, in seguito, grazie alla vedova Calvino, Ester Judith Singer, una traduttrice argentina, di origine ebraica, conosciuta molto tempo dopo in un ciclo di incontri letterari a Parigi, che ha imposto un inconcepibile veto al dialogo (intellettuale e non) tra suo marito, sposato all’ Avana nel 1964, ed Elsa De Giorgi, avvenuto attraverso un carteggio di oltre 400 lettere, oramai leggendario e che si spera sia pubblicato a breve ora che la Signora. Ester non c’è più.

Elsa scrive: Da quel momento Calvino prese a starmi vicino con lettere che mi raggiungevano quotidianamente e sfidavano il riserbo e la solitudine entro cui, avvocati a parte, vivevo quel crudele momento.” L’intreccio epistolare era una mistica armonia che riusciva a entrambi stimolante.

Nel 1962 Elsa pubblica “La mia eternità” un’opera magnifica che esce con una premessa di Pier Paolo Pasolini e tre disegni originali di Renato Guttuso.

Elsa, invecchiata per esigenze di copione con Pasolini sul set de “La Ricotta”

Nel 1963 Pier Paolo Pasolini la chiama sul set de “La Ricotta” è il consolidamento definitivo della loro amicizia che porta Elsa a difendere Pasolini in diverse occasioni ed a partecipare al suo ultimo film “Salò e le 120 giornate di Sodoma” nel 1975. Elsa è la voce narrante “la dama crudele” ed appare anche in una lunga scena fra i torturati. Il film esce postumo, dopo la morte di Pasolini il 2 novembre 1975, sarà ritirato dalle sale e sottoposto a sequestro per oscenità.

Rivisto attualmente mantiene tutta la denuncia del potere e delle sue perversioni anche sessuali, ieri come oggi.

Elsa non abbandona mai il teatro sia in platea che palcoscenico, né tantomeno di scrivere recensioni e critiche teatrali estremamente valide anche storicamente. Fonda anche una Scuola di Recitazione “Il Vivaio” che la porterà alla nuova attrazione per la regia.

Elsa nel suo studio al Circeo

Elsa ama ospitare artisti ed amici sia nella sua villa romana, dove ne tiene anche nascosti alcuni, nei tempi pericolosi, sia a Villa Ada che a San Felice al Circeo dove ha una vera collezione – galleria d’arte, di cui esiste anche un catalogo. Tra le opere più importanti spiccano: “il Ritratto di Elsa”(1947), un busto di ceramica policroma di Leoncillo e il “Ritratto di Elsa” dipinto da Carlo Levi (1946). Notevole anche la raccolta di disegni firmati da artisti come Renato Guttuso, Mino Maccari, Leonor Fini, Bruno Caruso e Adriana Pincherle.

Ritratto di Elsa di Adriana Pincherle, 1954

Nel 1985, fonda l’associazione Culturale Elsa De Giorgi -Laboratorio di arti sceniche e tecnologie avanzate” con la quale porta in scena classici rivisitati.

Solo dopo, nel 1992 Elsa De Giorgi pubblica il suo capolavoro “Ho visto partire il tuo treno”, un racconto concreto e fedele seguendo il corso e il filo della corrispondenza con Calvino in una straordinaria stagione del 900. “Una storia che non è soltanto d’amore, una storia che dovevo consegnare alla memoria di altri prima che una mano ignara e presuntuosa ne profanasse la verità”.

Elsa in una delle sue ultime foto.

Nel 1995 il Fondo manoscritti dell’Università di Pavia, diretto da Maria Corti, acquista per 300 milioni di lire l’intero corpus delle lettere, ancora non pubblicate, evitando la migrazione delle stesse in una banca svizzera.

Il 12 settembre 1997, Elsa De Giorgi si spegne al Policlinico di Roma. San Felice al Circeo renderà omaggio alla sua illustre ospite, che tanto amava quel luogo ameno e remoto, quasi selvaggio.

Nel 2007 si inaugura un’esposizione permanente di oggetti cari e famigliari. Nel 2014 si festeggia il centenario della nascita con una sobria manifestazione di ricordo. Libri, ritratti, documenti di vita e di opere, fra cinema, teatro, scultura e letteratura che seguono l’esistenza di questa personalità incredibile, ma…..in oblio, come ha definito il critico d’arte Ludovico Pratesi nella sua rassegna pubblicata a tratti su “Artribune”, “I Dimenticati dell’Arte”.

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