Dante e le sue donne….

Immagine di copertina di Odillon Redon “Dante e Beatrice” (1840-1910) il più grande pittore simbolista vedeva cosi Dante e Beatrice……quasi fusi tra loro, ma….

Maria Catalano Fiore

Dante noi siamo abituati a vederlo rigido, intellettuale, lontano da una vera vita. Il suo amore platonico con Beatrice ha alimentato questa fama, ma ….la realtà, ampiamente documentata, è ben diversa.

Da storica sono curiosa e in questo periodo ho incrociato diverse recensioni e pubblicazioni su Dante ed altro. E’ stato editato, purtroppo postumo, da il Mulino, un bellissimo volume di Marco Santagata “Dante e le sue donne”, che segue “Dante e il Romanzo della sua vita” edito da Mondadori nel 2017.

Marco Santagata (Zocca 1947- Pisa nov. 2020) è stato uno scrittore, critico letterario e accademico della “Normale di Pisa” vincitore di un “Premio Campiello” nel 2003, di uno “Strega” nel 2006, ma soprattutto il più ampio conoscitore di Dante, Petrarca e Boccaccio, nonché della “Canzon d’oil ” che da origine, come primo scritto, dopo l’impero romano, a tutta la letteratura mondiale.

Interessante scoprire insieme al Santagata aspetti semi-sconosciuti della vita di Dante, il suo pensiero, molto all’avanguardia sulle donne, e non da ultimo la citazione di donne poetesse. Una è citata anche nella Divina Commedia, Cunizza da Romano, sorella del pazzo Ezelino. In seguito ci occuperemo anche delle “Donne in Letteratura” e sarà interessante scoprire quante donne sono sono state celate……

Dante in tutta la sua vita appare circondato di donne: quelle di famiglia, quelle citate della Commedia, quelle che l’hanno consolato, dopo la morte prematura di Beatrice. Ricapitolando…

Il volume di Marco Santagata, reperibile solo su Amazon 39,90

Dante Alighieri, o Durante, all’anagrafe, nasce da Bella Abati, una nobile ghibellina figlia del giudice Durante. Bella muore quando Dante ha circa 6 anni, pochi i ricordi e le menzioni. Ha due sorelle più grandi, una Tana (Gaetana) si prende cura di lui sempre, sposata a Lapo Riccomanni, un ricco mercante fiorentino, gioverà al fratello sino alla fine con sovvenzioni ed aiuti anche ai suoi nipoti, sarà una presenza costante, ma in disparte.

Dante viene promesso, quando ha soli 12 anni e poi fatto sposare nel 1277 con la coetanea Gemma Donati, di buona e nobile famiglia, così come in uso tra famiglie importanti. Sicuramente Gemma non ha una esistenza semplice, anche se gode di una posizione importante, porta in dote 200 ducati d’oro, ma è sposata con un uomo austero che non dispone di grandi redditi, e che la famiglia Donati, secondo voci di popolo, e di Giovanni Boccaccio, definiscono come “colui che vive di rendita”, in effetti oltre a scrivere ed occuparsi di politica, non ha un vero “mestiere”. Comunque gli da 4 figli: Pietro, Jacopo, Antonia e Giovanni.

Dante Raffaele Rossetti (preraffaellita 1828-1882) Dante ritratto da Giotto, vicino a Dante Guido Cavalcanti, sotto il palco i suoi figli con la sorella Tana, acquerello datato 1853, 37 x47

Dante vede Beatrice, nella realtà Bice Portinari, figlia di un cugino di Gemma, Folco Portinari e per di più sposata a Simone De’ Bardi, come poteva comportarsi Gemma, questa donna, messa sulla bocca di tutti? Svolgeva il suo ruolo di moglie e madre, pagava i conti arretrati, ma al momento di seguire il Poeta in esilio, appoggiata dalla sua famiglia ha detto basta. La famiglia Donati, al momento del sequestro dei beni di Dante, fa presente al consiglio cittadino che sia la casa, sia 200 ducati d’oro sono la dote di Gemma e ottengono che le vengono restituiti. Non ha colpa certo delle idee del marito, infatti resta a Firenze.

Di Gemma Donati non vi è traccia negli scritti danteschi. Poco dei 4 figli, “Matrimonio infelice” lo definisce il Boccaccio. E’ certo che Gemma non lo raggiunge mai nel suo esilio, neppure presso la fastosa Corte a Verona di Cangrande della Scala, dove Dante ha assunto un ruolo politico importante, è un ambasciatore anche a Venezia, ma Gemma vive la sua vita a Firenze e pare non le importi neppure dei suoi figli che seguono il padre, ma la verità sta sempre nel mezzo.

Beatrice, o Bice Portinari, Dante indubbiamente la conosce, quale figlia del cugino di sua moglie Folco Portinari. Ufficialmente la incontra per la prima volta quando lei ha 9 anni, poi la rivede nel 1287, quando Beatrice ha 18 anni ed è già sposata.

Henry Holliday: “Incontro tra Dante e Beatrice sul ponte sella Santa Trinità a Firenze” nella fantasia di questo pittore preraffaellita Beatrice è vestita di bianco, pura, l’amica che l’accompagna, Vanna, di rosso. La donna vestita di blu potrebbe essere una Gemma contrariata

Durante questo incontro, Beatrice saluta Dante molto semplicemente, ma lui ne rimane rapito. All’epoca una donna non poteva mai rivolgersi in pubblico, per prima, ad un uomo, comunque scocca l’amore idilliaco e mai fisico, né di corrispondenza……Nel 1290 Beatrice muore, a soli 25 anni. Dante si dispera, il suo strazio diventa pubblico, ma pare che dopo qualche mese si consoli, questa volta in maniera terrena, con una giovane fiorentina sino a che Beatrice non gli appare in sogno rimproverandolo per questo suo tradimento. Dante scrive per lei “La vita Nuova” nella quale narra la storia di questo amore perso…..

Probabile ritratto di Beatrice tavola del XV secolo presso la Biblioteca di Brera a Milano.

A Beatrice il poeta dedica anche tutta la sua opera più importante, la Commedia, collocandola nel Paradiso.

Dei figli di Dante sappiamo che Pietro studia a Bologna e diventa Giudice. Jacopo e Antonia scelgono la carriera monastica. Antonia, in onore del padre diventa Suon Beatrice, a Ravenna. Gemma Donati, a quanto pare non esiste neppure per i suoi figli. La famiglia Donati, però, e la zia Tana, pagano questi studi e fanno donazioni per le carriere ecclesiastiche dei nipoti.

W. Bell Scott. “Boccaccio fa visita ad Antonia, Suor Beatrice, per portarle un’offerta da parte di Dante

Dante nella Commedia cita tutte le sue donne, Matelda sotto forma di una bella fanciulla che incontra nel giardino dell’Eden.

Una Donna Petra protagonista delle “Rime Petrose”.

La Donna Gentile è sicuramente quella che Dante conosce, con gioco di sguardi, dopo la morte di Beatrice e che diventa la sua consolatrice materiale, sino a che Beatrice….o lui si stancato.

Di Gentucca, Lisetta, Pargoletta, Violetta, non si sa molto, solo che sono sempre giovani donne al di sotto dei 20 anni.

La Montanina protagonista della canzone “Amor che da che convien pur ch’io mi doglia”. Insomma Dante ama le donne, non solo platonicamente.

Nella Divina Commedia, oltre la presenza di Beatrice co protagonista e la citazione delle altre, tre sono le donne che Dante cita come vittime di un ingiusto femminicidio, deprecando questa giustizia sommaria.

La prima donna è la sfortunata Francesca figlia del Signore di Ravenna, Guido da Polenta, fatta sposare a Giovanni Malatesta, conosciuto come Gian Giotto lo sciancato Signore di Rimini, di sicuro non un matrimonio d’amore tra la bella Francesca e il poco avvenente Gian Giotto. L’episodio di lei che si lascia andare con il cognato Paolo, leggendo un libro, quindi una donna di cultura, oltre che bella, e la loro morte per mano del furioso marito, è narrato con dolcezza e comprensione verso i poveri amanti.

Jean Auguste Dominique Ingres “Paolo e Francesca sorpresi dal marito ed uccisi” olio su tela -datato 1819- Francia

La seconda vittima di femminicidio, nella Commedia, è Pia de’ Tolomei. Rinchiusa dal marito nel Castello di Pietra in Maremma ed uccisa, forse gettandola da una finestra, intorno al 1297. Le motivazioni non sono ancora chiare: infedeltà, sospetto, altro. Probabilmente il marito di Pia, Inghiramo De’ Pannocchieschi, voleva sposare un’altra donna, Margherita Aldobrandeschi, vedova di Guido da Monforte che oltre alla sua dote ereditava i lauti beni del marito. Un uxoricidio di palese interesse.

Gustave Dorè “Dante e Virgilio incontrano Pia de’ Tolomei” le illustrazioni del Dorè sono sicuramente le più belle della Divina Commedia

Una terza figura femminile importante è Piccarda Donati: sorella di Forese, Piccarda è entrata nel convento di Santa Chiara a Ravenna, per prendere i voti. L’ altro fratello, Corso Donati, Podestà di Bologna che decide invece di maritarla per sue operazioni finanziarie con Rosellino Della Tosa, si precipita quindi in convento con un manipolo di uomini prezzolati, per portarla via con la forza dal Chiostro.

Raffaello Sorbi “Piccarda Donati fatta rapire dal fratello Corso” olio su tela datato 1866, Palazzo Pitti, Firenze.

Questa vicenda, ampliamente conosciuta, viene già illustrata, con opportuna fantasia da Giovanni di Paolo alla meta del 1400.

Inoltre, sempre nella Commedia, assume un ruolo di portavoce di idee politiche simili a quelle di Dante, Cunizza Da Romano, figlia di Ezelino II, sorella di Ezelino III ed Alberico Da Romano, scrittrice e poetessa, poco conosciuta perché….donna e perché dimostra una indipendenza e ribellione al suo destino già segnato dal fratello. Il suo nome probabilmente è una italianizzazione del celtico Cunegonda (1198- 1279). Nel 1222 è costretta a sposare Rizzardo San Bonifacio, dei Conti di Verona, un matrimonio politico Ezelino, quasi contemporaneamente, sposa la sorella di Rizzardo, Zilia. Ma Cunizza e Zilia scappano dalla loro prigione dorata rifugiandosi da parenti di Zilia a Treviso. Cunizza ha una serie di amanti e convivenze, tra cui quella con Sardello da Goito nel 1226.

Federico Faruffini “Sardello e Cunizza” olio su tela Pinacoteca di Brera, Milano

Comunque Marco Santagata ci lascia vasto spazio per fantasticare sulla vita amorosa ed amorevole di Dante e per viaggiare con la fantasia. Chissà che non avesse in programma un’opera più dettagliata su queste donne. R.i.p.

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