La pandemia non ferma i trapianti

Non si ferma e non potrebbe esere diversamente l’attività dei trapianti. Sono interventi indifferibili su pazienti che diversamente avrebbero poche probabilità di sopravvivere.

Cinzia Montedoro

Ricevo e volentieri diffondo, con qualche integrazione, un comunicato dell’Aido (Associazione Italiana per la Donazione di Organi) trasmessa attraverso i canali dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie.

AIDO: Giornata Nazionale per la donazione e il trapianto di organi e tessuti – 23esima edizione

In questo triste periodo, in cui l’epidemia da coronavirus ha provocato l’emergenza sanitaria prima e la conseguente emergenza sociale dopo, tutta l’attenzione è stata rivolta alla riorganizzazione ed al potenziamento delle strutture sanitarie ed ospedaliere affinché potessero far fronte al bisogno di posti ad hoc per accogliere e curare i contagiati e sottrarre quante più persone possibili ad un destino letale. Nonostante ciò i deceduti sono tantissimi.
L’attuale situazione di emergenza ha forzato la concentrazione di ingenti risorse per la gestione del Covid 19; si è cercato di garantire il trattamento sanitario di patologie la cui cura non è procrastinabile, ma sono stati rimandati esami specialistici, visite e day service necessari per agire in maniera preventiva, interventi non ritenuti urgenti. Passano sotto silenzio le difficoltà, causate dalla solitudine, dalla segregazione in casa e dalla mancanza di lavoro, di quanti soffrono di malattie psichiche e delle ansie di quanti ( e sono tanti anche a Bisceglie) vivono nella speranza di un trapianto.
Eppure i Centri trapianti in tutta Italia ed anche al Sud hanno continuato ad operare poiché il trapianto rientra nei Livelli essenziali di assistenza e resta anche in tempo di pandemia un intervento urgente perché altrimenti si perderebbero gli organi che si rendono disponibili. Purtroppo, per le caratteristiche stesse connesse alla imprevedibilità della donazione, tali interventi, sempre positivi, spesso passano sotto silenzio.
In occasione della Giornata Nazionale della Donazione degli Organi, che si celebra quest’anno il 19 aprile, vogliamo ricordare solo alcuni trapianti che sono avvenuti in Puglia ed in Italia nei primi giorni di aprile:
• 31 marzo: i reni di un ventottenne, deceduto in Svizzera, sono stati trasportati fino a Chiasso da ambulanza elvetica e poi dalla Croce Rossa italiana alle Molinette di Torino ed hanno salvato la vita ad un bimbo e ad un giovane.
• Il 1 aprile mattina da un giovane donatore sono partiti: il cuore per Milano; la porzione sinistra del fegato alla volta di Bergamo per un bambino in urgenza; la parte destra del fegato ed i due reni alla volta di Torino.
•  Sempre il 1 aprile sono stati donati fegato e reni da una donna 76enne di Minervino, che aveva manifestato la volontà in vita di donare, e che sono stati trapiantati a Bari e a Palermo.
• Il 2 aprile un aereo dell’Aeronautica Militare ha trasportato dalla Turchia le cellule emopoietiche di un donatore turco che sono state trapiantate ad un bambino di due anni all’Ospedale Bambin Gesù di Roma.
• Sempre il 2 aprile all’Ospedale di Andria sono state donate le cornee di una ottantenne, donazione autorizzata dal fratello. E’ questo il 16° trapianto del 2020 e la seconda donazione dall’inizio dell’epidemia nell’ospedale andriese.
• Il 2 e 3 aprile due interventi presso l’Ospedale Bambin Gesù di Roma: un trapianto di fegato su una bimba di due anni ed un trapianto di cuore su una ragazzina di 10 anni.
• Il 6 aprile un 29enne alle Molinette di Torino, ricoverato per sospetto contagio Covid, è stato salvato grazie ad un trapianto di fegato in quanto affetto da epatite B fulminante.
• Ancora nella notte del 6 aprile a Padova è stata salvata una ragazzina di 11 anni con insufficienza renale terminale grazie al rene di un donatore deceduto. In questo periodo a Padova sono stati sospesi i trapianti da donatori viventi.
• All’ISMETT di Palermo sono stati effettuati quattro trapianti in 48 ore con organi provenienti dagli ospedali di Ragusa e di Messina: tre trapianti di polmone in pazienti affetti da grave insufficienza respiratoria terminale e uno combinato fegato-rene su un giovane di 38 anni.
• Il 7 aprile a Salve, in Salento, i genitori hanno donato gli organi della figlia 15enne deceduta per emorragia cerebrale in seguito ad un malore.
• Il 10 aprile al Cardarelli di Napoli ci sono stati due trapianti di fegato in 24 ore.
• L’11 aprile a Brindisi dal dono dei figli di una 56enne deceduta cinque persone continueranno a vivere. Si sono attivate cinque equipe mediche: cardiochirurgia di Napoli, chirurgia toracica di Roma, chirurgia generale di Bari, urologia e oculistica di Brindisi
• Il 12 aprile al Policlinico di Bari, centro di eccellenza nel settore trapianti, in poche ore sono stati trapiantati da due donatori reni e fegato a cinque pazienti cinquantenni.
Questi casi, che la grande comunicazione ignora, dimostrano come anche nella pandemia, in un momento difficilissimo per tutto il sistema sanitario pubblico, l’attività dei trapianti prosegue tra enormi difficoltà e regge grazie all’abnegazione di tante equipe mediche che si spostano da un ospedale all’altro, alla competenza del personale medico, infermieristico, tecnico, di anestesisti e rianimatori in grado di occuparsi di tante situazioni disperate in modo controllato e sicuro, nonostante la grave situazione per la diffusione del Covid 19. Il sistema dei trapianti, pur profondamente ferito dallo sconvolgimento degli ospedali e delle rianimazioni, dalla dislocazione di anestesisti e rianimatori in reparti Covid 19, ha continuato a reggere. E il Sud regge, come dimostrato dai casi su citati.
Ma un grande GRAZIE si deve dire a quanti consapevolmente in vita hanno firmato l’atto olografo di donazione e/o a quei parenti che, con gesto di grande altruismo e solidarietà umana, permettono che ciò avvenga in un momento di grande dolore, a volte di dramma, per la perdita di una persona cara.
Le notizie positive di trapianti portano con sé, come un dono, un segno di speranza, di solidarietà, di amore per il prossimo. I gesti di disinteressato ed edificante altruismo, che moltiplicano la vita, sono tanto più importanti in questo tempo sospeso e di urgenze dettato dal Covid, non bloccano i ritmi ospedalieri, ma rafforzano la fiducia nel domani, restituiscono sia la certezza che questo incubo finirà sia la speranza in tanti pazienti in attesa di trapianti.
Ecco perché è importante continuare, anche attraverso i social, l’azione di sensibilizzazione a sostegno della donazione.
L’AIDO c’è ed aspetta “il contagio della solidarietà”, come suggerisce il Presidente Mattarella, “il contagio della speranza” per chi è in attesa di un trapianto. L’atto di donazione degli organi è il migliore augurio di continuità della vita per un pronto passaggio dalla malattia alla guarigione.

E di una iniezione di vita, aggiungiamo noi in momenti in cui la “vecchia eterna signora” spadroneggia c’è bisogno come del pane.